HUNTERNAUT "Inhale" (Recensione)
Full-length, (R)esisto
(2019)
Un piacevole deja vu รจ questo album di esordio dei bresciani Hunternaut, nel senso che questa band ci riporta agli anni Novanta e a tutte quelle band che proponevano grunge o "rock alternativo". In particolare รจ facile riscontrare influenze di maestri come Creed, Soundgarden, Pearl Jam e Temple Of The Dogs. Non siamo quindi nei territori sgraziati e punkeggianti di gente come i Nirvana, ad esempio, ma in quel limbo fatto di band che probabilmente arrivavano da un retaggio piรน hard rock e che si spostarono pian piano verso qualcosa che in quel periodo andava per la maggiore e che toccasse maggiormente l'anima.
D'altronde la voce di Cristian Longhena (anche chitarrista) รจ uno dei migliori biglietti da visita per questa band, con la sua ugola capace di portare ogni nota ad un livello superiore di emozionalitร , e basti ascoltare un pezzo come "Hundreds of scars", per credere a quanto sto dicendo. Una ballata malinconica baciata da una ottima interpretazione vocale e da chitarre ispirate. Stupendo il suo crescendo di potenza e il suo arricchirsi a livello strutturale man mano che scorrono i minuti. La band comunque sa anche proporre del buon rock robusto e al passo coi tempi, come nella title track e in altri pezzi sparsi nella tracklist. Non ci sono mai vere e proprie esplosioni di irruenza sonora, ma piuttosto molte parti riflessive (vedi anche "Soap bubbles"), ma comunque la potenza non manca in questo lavoro, e la band a volte sembra quasi inerpicarsi in territori quasi prog che mi hanno ricordato vagamente qualcosa dei Tool.
A cesellare il tutto c'รจ una produzione pulita e di buona qualitร , che fa sentire bene l'operato di tutti i musicisti. Menzione anche di merito per il batterista Luca Prandelli, molto versatile e mai banale nei suoi pattern ritmici. Anche la parte solistica delle chitarre appare di ottima fattura. Un altro pezzo che segnalerei per la sua carica รจ "Inside Me", snello nella struttura ma efficace con le sue brusche fermate e le sue ripartenze, ma comunque tutti i brani si lasciano ascoltare molto, molto piacevolmente.
Un lavoro sincero e genuino che รจ stato pensato alla vecchia maniera e che ridร smalto al concetto di "canzone" e che non si perde dietro strani stratagemmi che vanno tanto in voga oggi, e che tante volte sanno solo di copertura per un songwriting non ispirato. Bravi!
Recensione a cura di: Sergio Vinci
Voto: 75/100
Tracklist:
01 Oxidize
02 Inside me
03 Backbone
04 Soap bubbles
05 Hundreds of scars
06 Inhale
07 Out there
08 I’ll be there
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