I FORLORN "My Kingdom Eclipsed" (Recensione)
Full-length, Independent
(2017)
È
vero o no che ci sono dischi per tutte le stagioni e dischi per
determinati periodi? Sì e no... nel senso che la maggior parte della
musica può essere “neutra”, da questo punto di vista, ma un vecchio hard
rocker troverà più confacente metter su i propri album dei Van Halen
come soundtrack delle sue estati torride, mentre il doom e le sonorità
oscure in generale vengono associate facilmente ai tipici freddi
invernali.
In questo ragionamento mi sento di calare gli I, Forlorn e il loro “My Kingdom Eclipsed”, parte di un più ampio concept sulla perdizione e sulla solitudine che ha avuto il proprio incipit su “Through Her Eyes”, primo demo del progetto, e che potrebbe aver seguito nei lavori a venire. In effetti, ho iniziato ad ascoltare “My Kingdom Eclipsed” mentre calavano le prime nebbie di stagione e mi ritrovo a completarne la recensione nel pieno dell'inverno: posso dunque assicurarvi che – nel bene e nel male – I, Forlorn si accompagna efficacemente all'atmosfera del momento.
In questo ragionamento mi sento di calare gli I, Forlorn e il loro “My Kingdom Eclipsed”, parte di un più ampio concept sulla perdizione e sulla solitudine che ha avuto il proprio incipit su “Through Her Eyes”, primo demo del progetto, e che potrebbe aver seguito nei lavori a venire. In effetti, ho iniziato ad ascoltare “My Kingdom Eclipsed” mentre calavano le prime nebbie di stagione e mi ritrovo a completarne la recensione nel pieno dell'inverno: posso dunque assicurarvi che – nel bene e nel male – I, Forlorn si accompagna efficacemente all'atmosfera del momento.
Lungi
dal volerne fare una questione “meteorologica”, si intenda: tra gli
otto pezzi qui presenti potremmo pescare facilmente alcuni momenti di
depressive doom senza compromessi così come alcuni inserti di pianoforte
funzionali – se non a offrire alcuno spiraglio – almeno a sottolineare e
arricchire l'andamento inesorabile del disco. Va innanzitutto detto
che I, Forlorn è sostanzialmente una one man band (classico e
intramontabile personaggio che suona tutti gli strumenti e che si avvale
di una drum machine); per citare un po' di influenze, vengono alla
mente tra gli altri i My Dying Bride (ma non aspettatevi inserti di
archi... non ancora, almeno), con il mastermind che costruisce le
proprie linee vocali alla maniera di Aaron Stainthorpe, mentre brani
come la lunga “The Fragile Beast” riportano alla memoria i primordi dei
Paradise Lost e le atmosfere dei Sentenced (sempre quelli degli inizi,
con Taneli Jarva alla voce).
Non
mancano inevitabili momenti interlocutori, come la ridondante “House
Of Glass”, con una strana coda a passo più accelerato, o i suoni di
tastiera sin troppo artificiali su “Through Her Eyes” – in momenti di
revival come questo, una buona carta da giocare sarebbe stata quella di
lavorare su un suono meno “sintetizzato”. Al di là di questi piccoli
nei, a farla da padrone sono l'incedere solenne e dilatato delle
composizioni, la melanconia degli inserti di chitarra solista e le
vocals profonde e mai invasive. Un lavoro che non dovrebbe mancare nella
vostra collezione doom/death.
Recensione a cura di: schwarzfranz
Voto: 78/100
Tracklist:
1.Behind the Sun 09:11
2.House of Glass 07:23
3.My Kingdom Eclipsed 07:26
4.Hysteria 06:25
5.Spiral's End 07:00
6.Through Her Eyes 07:32
7.The Fragile Beast 09:38
8.Embers 07:01
DURATA TOTALE: 01:01:36
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